È opinione diffusa, anche tra gli operatori sanitari, che le CPP siano legate alle fasi terminali della malattia, quando, cioè, tutti i trattamenti volti alla guarigione sono già stati tentati. Questa barriera concettuale troppo spesso ancora accosta la morte e il morire alle CPP, sovrapponendo il concetto di inguaribilità a quello di terminalità.
È essenziale, invece, distinguere le cure palliative dalle cure terminali.
Le CPP prevedono l’assistenza fin dal momento della diagnosi di una malattia inguaribile e ad alta complessità assistenziale, proseguono per tutta la traiettoria di malattia, che può durare anni, possono essere erogate senza interrompere le altre terapie e comprendono anche (ma non esclusivamente!) il fine vita. Le cure terminali, invece, si riferiscono alla presa in carico del paziente nel periodo strettamente legato all’evento della morte (settimane, giorni, ore).
Le cure palliative, quindi, non sono le cure terminali ma comprendono anche le cure terminali e l’accompagnamento della famiglia nel periodo del lutto.
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