Il bambino ha il DIRITTO di essere informato sul proprio stato di salute, quando età e situazione clinica lo permettono.
È un DOVERE professionale del sanitario ascoltare il bambino così come informarlo sulla sua malattia, sul piano di cura e di assistenza sviluppato per lui, rispettando le sue eventuali richieste
Questo passaggio d’informazioni deve essere adeguato all’età del bambino, alla situazione clinica e cognitiva, alle sue aspettative e ai suoi desideri. E’ importante quindi valutare la capacità di comprensione del bambino e il suo desiderio di essere informato. Egli può decidere da chi, dove, come e quali informazioni ricevere. Le notizie fornite devono aiutarlo a capire quanto gli sta succedendo e a contestualizzare quanto gli viene proposto.
Il non dire può indurre infatti nel piccolo paziente le paure più atroci, generare ansia, angoscia, sentimenti di solitudine, isolamento e non comprensione, peggiorando le relazioni e la qualità di vita residua.
Coltivare un rapporto di fiducia e imparare a comprendere il “personale linguaggio” di questi minori, favorisce un’apertura del piccolo paziente nei confronti dell’equipe curante. In questo modo, la comunicazione diventa uno strumento terapeutico di fondamentale importanza.
Come dichiarato anche nella “Carta dei diritti del bambino morente” (Carta di Trieste), documento stilato da autorevoli esperti, il bambino è una persona giuridicamente rilevante in ogni fase della vita, e, in quanto tale, è un soggetto titolare di diritti come quello alla vita, alla tutela della salute, alla sicurezza, all’eguaglianza, alla libertà personale, alla libertà di espressione del pensiero, al credo religioso, alla non discriminazione, all’istruzione, al lavoro, alla riservatezza della vita privata e famigliare.
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