Accelerano la morte

Famiglie, pazienti e spesso anche professionisti sanitari erroneamente immaginano che le CPP accelerino la morte.

Chi si occupa di CPP, invece, non dirà mai “non c’è più nulla che possiamo fare”, ma piuttosto “ci sono sempre molte cose che possiamo fare per voi” perché le CPP rispettano la vita in ogni suo momento, fino alla fine.

Anche se la patologia di base non può essere guarita, le CPP utilizzano ogni approccio farmacologico, non farmacologico e tecnologico il più avanzato possibile per prevenire e trattare sintomi disturbanti e migliorare la qualità di vita del minore e della sua famiglia.

Infatti, se i sintomi sono gestiti adeguatamente, se viene preservato e messo in sicurezza l’ambito familiare ed amicale, se c’è chiarezza sulla pianificazione condivisa delle cure e la comunicazione è adeguata, si può vivere una “buona vita” anche in malattia.

Le CPP non accelerano né determinano la morte, anzi orami la letteratura è concorde nell’affermare che i pazienti, inclusi i minori, che ricevono le CPP vivono meglio e più a lungo rispetto a coloro che non le ricevono.

Le CPP, quindi, sono lontane sia dall’eutanasia che dall’accanimento terapeutico. Il loro obiettivo principale è rispettare l’individuo, la sua unicità, i suoi desideri, in poche parole la sua vita.

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